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Tempi di frequenza dei figli in caso di separazione: al bando la matematica

Cassazione: no alla rigida suddivisione matematica dei tempi di frequenza dei figli in caso di separazione

È questione di qualità, piuttosto che di quantità”.
Lucio Anneo Seneca

Se ne è parlato molto negli ultimi tempi, quando agli onori delle cronache è balzato un disegno di legge (DDL 775, cd “Pillon”) che proponeva che i tempi di permanenza dei figli presso i genitori dovessero essere di regola (salvo eccezioni) paritetici.


Tale proposta si è arenata, essendo stata ritirata, ma la tematica è comunque di estrema attualità, poiché sono sempre più numerose le richieste di collocamento della prole secondo modalità che contemplino identica frequenza con entrambi i genitori.


A tali istanze hanno talora corrisposto sentenze di apertura da parte di alcuni tribunali di merito, che hanno sottolineato come possa corrispondere agli interessi dei figli godere in eguale misura della presenza di tutte e due le figure genitoriali, laddove, ovviamente, vi siano idonee condizioni, su tutte le reali possibilità di fattiva collaborazione tra genitori nell’ottica di una gestione più condivisa dei figli.

pari tempi di visita del padre


La Cassazione, con una pronuncia piuttosto recente, mette alcuni paletti. (Cassazione Civile, Sez. I, 10 dicembre 2018, n. 31902).


Un conto è, infatti, appurare e tutelare il diritto dei figli ad avere rapporti significativi con entrambi i genitori: quello, salvo casi di inopportunità o controindicazioni, andrà sempre riconosciuto e perseguito.


Altro è imporre, a priori, che tale diritto si debba risolvere in una aritmetica ed aprioristica suddivisione dei tempi di permanenza.


Argomentando in questa maniera si potrebbero conseguire risultati incompatibili con il miglior interesse proprio dei figli minori.


Il principio di bigenitorialità” sancisce la Suprema Corte “si traduce nel diritto di ciascun genitore ad essere presente in maniera significativa nella vita del figlio nel reciproco interesse, ma ciò non comporta l’applicazione di una proporzione matematica in termini di parità dei tempi di frequentazione del minore in quanto l’esercizio del diritto deve essere armonizzato in concreto con le complessive esigenze di vita del figlio e dell’altro genitore”, giacché “in tema di affidamento dei figli minori, il giudizio prognostico che il giudice, nell’esclusivo interesse morale e materiale della prole, deve operare circa le capacità dei genitori di crescere ed educare il figlio nella nuova situazione determinata dalla disgregazione dell’unione, va formulato tenendo conto, in base ad elementi concreti, del modo in cui i genitori hanno precedentemente svolto i propri compiti, delle rispettive capacità di relazione affettiva, attenzione, comprensione, educazione e disponibilità ad un assiduo rapporto, nonché della personalità del genitore, delle sue consuetudini di vita e dell’ambiente sociale e familiare che è in grado di offrire al minore, fermo restando, in ogni caso, il rispetto del principio della bigenitorialità, da intendersi quale presenza comune dei genitori nella vita del figlio, idonea a garantirgli una stabile consuetudine di vita e salde relazioni affettive con entrambi, i quali hanno il dovere di cooperare nella sua assistenza, educazione ed istruzione”.

tempi di visita dei figli in caso di separazione
tempi di frequenza dei figli in caso di separazione: va perseguito solamente il miglior interesse della prole


La Corte, in buona sostanza, pone l’accento sull’attenta verifica del reale best interest of child che si potrebbe conseguire in seno ad un evento, comunque doloroso, come è la separazione.


Parità di tempistiche statuite a priori cozzano contro la verifica attenta del caso concreto.


L’effettiva tutela dei rapporti tra genitori e figli deve tradursi in una qualità ottimale del rapporto nel tempo in cui è dato loro frequentarsi, piuttosto che nella quantità e durata della frequentazione che, se pedantemente perseguita, potrebbe essere controindicativa rispetto alle esigenze, sacrosante, di sicurezza e stabilità della prole che emergono nella crisi familiare.

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